La parola grilletto
Nel mio articolo precedente, ho menzionato alcuni termini della “lingua di legno” che domina al giorno d’oggi il dibattito pubblico in Brasile, anche e soprattutto tra gli intellettuali che invece dovrebbero – come primo dovere – analizzare il linguaggio corrente per liberarlo dal potere ipnotico degli stereotipi e ristabilire quindi il corretto legame tra lingua, percezione e realtà.
Tuttavia non penso che gli stereotipi siano inutili. Ai demagoghi ed agli imbroglioni i luoghi comuni servono a risvegliare nella gente – per forza del mero automatismo semantico dovuto all’uso ripetitivo – le emozioni e le reazioni desiderate. Per gli studiosi, essi sono invece utili per distinguere il discorso demagogico dal discorso tecnico. Senza questa distinzione, qualsiasi analisi scientifica della società o della politica diventa impossibile.
Il linguaggio degli stereotipi si caratterizza per tre aspetti inconfondibili:
-
Scommette sull’immediato effetto emotivo provocato dalle parole, aggirando così l’esame degli oggetti ed esperienze corrispondenti.
-
Cerca di dar l’impressione che le parole siano una riproduzione diretta della realtà, dissimulando la storia di come gli attuali significati siano dati dall’uso ripetitivo, dall’espressione di preferenze e scelte umane. Confondendo appositamente parole e cose, l’uomo politico dissimula la propria azione e induce la gente a credere che egli decide liberamente basandosi su una visione diretta della realtà.
-
Conferisce l’autorevolezza di verità assolute ad affermazioni che, nel miglior dei casi, hanno una validità relativa.
Un esempio è l’uso che i nazisti fecero del termine “razza”. E’ un concetto complesso ed ambiguo, dove si mescolano elementi di anatomia, di antropologia fisica, di genetica, di etnologia, di geografia umana, di politica e persino di religione. L’efficacia del termine nella propaganda dipendeva precisamente dal fatto che questi elementi rimanessero mescolati e indistinti, formando una sintesi confusa capace di evocare un sentimento d’identità di gruppo. Ecco perché la Gestapo fece divulgare il libro di Eric Voegelin (Razza. Storia di un’idea, 1933), uno studio scientifico senza alcun intento politico: per funzionare come simbolo … Leggi tutto